Superato (brillantemente) l’esame di 5a Ginnasio, i miei amici più grandi decisero di farmi un regalo. Stavo a S.Concordio, a Lucca; la vita scorreva tra allenamenti di Atletica, partite di pallone, tanto (troppo) studio e qualche ora di relax al biliardo nel bar del mio amico Francesco, campione sui 400 metri piani e futuro ottimo ingegnere. Avevo 15 anni ed era quasi estate. Paolo, Nicola e Lorenzo erano più grandi di me, soci nel pallone e avversari nel biliardo, dove io ero più bravo di loro. Così finiva sempre che loro pagavano il biliardo e io da bere, per farmi perdonare. Uno di loro aveva la patente e, non sempre, una macchina a disposizione. “Stasera andiamo a puttane; vieni con noi…”. Mi preparo per l’evento; faccio finta di nulla ma sono in tensione. Andiamo a Montecatini, patria di Terme e prostitute. Facciamo la Pesciatina per risparmiare i soldi dell’autostrada; la macchina è una 600 color topo che va a balzelli, forse per il carburatore ingolfato o forse per colpa di un guidatore inesperto. Si ride , si sprecano le battute e non capisco se mi considerino zimbello o mascotte. Di solito mi prendono in giro perché faccio la doccia in mutande alla fine di allenamenti o partite; la timidezza non è contemplata fra uomini veri. Mi avevano consigliato di prepararmi, per prolungare la permanenza, ma non avevo accettato il consiglio. Vicino all’Ippodromo scelgono l’oggetto del desiderio, che sale con noi per fermarci poco lontano, in un vialetto buio e senza uscita. Io sono il più piccolo, quindi mi tocca per ultimo. Si compie il rito del sali-scendi con cronometraggio e battute da caserma. Arriva il mio turno e salgo sul sedile posteriore. La ragazza è carina, direi quasi bella; giovane, con un vestitino leggero azzurro con disegni, tipo quello che si vede nei film anni 50 con la cintura di stoffa in vita. Profuma di borotalco e non ha nessuna delle volgarità che ogni tanto incontro per strada di questi tempi. Mi sembra una compagna di scuola, una vicina di casa, una della quale potrà anche innamorarmi se conosciuta in situazioni diverse. Non fa niente; mi chiede di aprirmi i pantaloni ma non ce la faccio. Le dò le 1000 lire concordate pregandola di non dire niente. Parliamo un pò, ma non c’è tristezza né rassegnazione nelle parole. Non c’è bisogno di giustificare; ognuno farà la vita che si è scelto. Scendo fra le ovazioni del ristretto popolo dei puttanieri; ho imparato che quella è una roba che non fa per me. Alla domanda di rito come sono andato, la ragazza risponde sorridendo che sono stato il migliore. Non ci crede nessuno, ma va bene così. Torniamo a casa con il profumo di borotalco che rimane nella mente e nel cuore per tutta la vita …